Prossima replica:
Settima replica, mercoledì 26 giugno 2013, ore 21.30

I genitori delle classi quinte della primaria Marconi
o meglio
La Compagnia dei babbi e delle mamme

va in scena

PETER PAN, IL MUSICAL

[eventbox]Venerdì 26 giugno 2013 ore 21.30
In occasione della manifestazione “Imola di mercoledì
Piazza Conciliazione (Piazzetta dell’Ulivo)  – Imola
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Anteprima

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Primo articolo sulla stampa:
Il Peter Pan della Compagnia dei babbi e delle mamme (Sabato Sera edizione online – Rubrica Ciucci Ribelli)
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Dal discorso introduttivo allo spettacolo di un “improvvisato” Edoardo Bennato:

Quanti siete? Sapete perché siete qui? Ve lo dico io: per colpa di un desiderio.

Quale è il desiderio?

NOO! La domanda giusta è: cosa è un desiderio?

Desiderio deriva dalla parola sider/siderius che vuol dire stella/costellazione.

Sì, il desiderio ha a che fare con le stelle, con qualcosa di lontano e non ben determinato , da osservare con attenzione perché attrae e chiama lo sguardo, con il naso all’insù perché è al di sopra delle cose.

Non è ancora chiaro?

Il desiderio è un sogno possibile. E’ la benzina per cercare la felicità. E’ il coraggio di alzarci e metterci in cammino. E’ quella spinta che ci permette di scoprire, credere, sognare e FARE. Fare cosa? Beh, fare quello che hanno fatto questi pazzi temerari genitori! Proviamo tutti insieme questa sera ad alzare gli occhi al cielo e cercare trepidanti di seguire la stella, la seconda, quella a destra, per scoprire cosa la tiene accesa.

Proviamo, ora, noi, ad avere l’ardire di entrare nella realtà, alzarci e andare alla ricerca del nuovo, di giocare, scoprire, inventare.

Cari bambini e bambini o meglio piccoli ragazzini e ragazze, no meglio ancora: uomini e donne del domani, vi auguro nella vostra vita di liberare il desiderio e realizzare voi stessi.

Buona strada!

Buona stella!

Buon desiderio!

 

Un gruppo di persone, un’idea strana e gioiosa, un copione, uno stereo , un palco, un uncino.

Due battute, due risate, due telefonate, due incontri di presentazione, due calzeamaglia, tre torte da condividere, tre fratelli improbabili (una pugliese, uno di napoli e uno imolese, e tutti e tre dal cognome inglese), tre lezioni di canto, tre ripetizioni di ballo, tante prove, tante scenografie, tanti costumi, tanto trucco,

MILLE EMOZIONI, MILLE APPLAUSI, MILLE ABBRACCI AD AMICI VECCHI E NUOVI, MILLE I GRAZIE .

Volete assistere anche voi alla magia? Vi aspettiamo.

 

Uno di noi ci racconta:

Cosa accomuna un medico, un architetto, un ingegnere, un’impiegata e un autotrasportatore? Apparentemente nulla se non (nel nostro caso) il fatto di avere tutti quanti dei figli che frequentano le classi quinte della Scuola Marconi di Imola. Per anni queste persone si incrociano fuori dai cancelli agli orari di entrata e di uscita e si salutano frettolosamente dopo avere accompagnato gli alunni alle lezioni, per tornare ai suddetti rispettivi impieghi. Un bel giorno ad una di loro viene un’idea fuori del comune, un desiderio un po’ pazzo per creare un legame tra loro, farlo germogliare e fiorire per offrirne i frutti alle insegnanti e a tutto il personale della scuola come ringraziamento per gli splendidi cinque anni trascorsi insieme. L’idea… o meglio il desiderio è realizzare un musical teatrale tutti quanti insieme. Per esprimerlo si sa, bisognerebbe aspettare una stella cadente, ma il tempo a disposizione non è molto e poi di stelle ce ne sono così tante, brillanti, che basterebbe trovarne una adatta a cui affidarsi. Ma certo! La seconda stella a destra, quella che indica la via per l’isola che non c’è, dove vive Peter Pan, il ragazzo che ha fatto sognare intere generazioni di adulti e bambini con le sue avventure. Sicuro! Si metterà in scena il musical di Peter Pan. Ed ecco che il desiderio è seminato. Ora non resta che innaffiarlo, trovando attori, scenografi, tecnici del suono e su chi se non su di un gruppetto di ignari genitori totalmente privi di esperienza teatrale, poteva ricadere la scelta? Dopotutto, l’abbiamo detto, si tratta di un desiderio un po’ pazzo. Cominciano così un passaparola ed una serie di telefonate per mettere insieme una parvenza di “compagnia teatrale”. I pochi volontari vengono reclutati senza indugi, si convincono i dubbiosi, si implorano gli ostinati ma alla fine, dopo parecchio lavoro di persuasione, l’incontro di presentazione viene fissato e dopo avere “rotto il ghiaccio” tra grandi risate, fette di ciambella e panico da palcoscenico diffuso, ognuno scopre quale sarà il suo ruolo. Così, qualcosa inizia a germogliare e il medico, l’architetto, l’ingegnere, l’impiegata e l’autotrasportatore, insieme a tanti altri, entrano a far parte del sogno e magicamente si trasformano in sceneggiatrice, fata, pirata, cane-bambinaia o gran capo indiano. Chi si ritrova a ballare scalzo, chi a duellare con la spada, chi a cantare senza averlo mai fatto (nemmeno sotto la doccia) e tra parrucche, stonature e copioni rassicuranti preziosissimi (neanche fossero ciucci per poppanti), si iniziano ad apprezzare i primi risultati accettabili. Ogni punto di arrivo diventa però un punto di partenza. Aumentano le pretese e la cura dei dettagli e per questo vengono improvvisate varianti, aggiunte, controvarianti e altre varianti ancora, lezioni di ballo, di canto e consigli di esperti, il tutto per far prosperare il “raccolto”. Nel frattempo qualcosa cambia, migliora all’interno del gruppo dei temerari genitori-attori improvvisati. Tutti ora si chiamano per nome e nessuno è più solamente il papà di questo o la mamma di quell’altra. Incrociandosi fuori dalla scuola, uniscono sempre qualche parola ed un sorriso al canonico saluto di cortesia. La bella atmosfera nutre il desiderio fino a farlo sbocciare quando ormai, senza più la necessità di consultare la parte scritta su di un foglio e travestiti perfettamente dentro e fuori, si sentono pronti a fare letteralmente sbalordire le insegnanti dei loro figli e chiunque abbia voglia di assistere alla rappresentazione. Arriva il gran giorno. Si apre il sipario. Le stelle, la luna, la polvere di fata e un salto o, meglio, un volo da Londra all’isola che non c’è. Dal galeone dei pirati alla foresta con un battito di ciglia. Il frutto è maturo. Arrivano gli applausi tanti, tantissimi e il desiderio è servito. Il sipario si chiude ma non per sempre. Quello che era il sogno di una sola persona è diventato realtà ma si è anche evoluto in un desiderio di gruppo, della “compagnia” di nuovi amici, di ripetere l’esperienza, magari chiedendo a chi può di offrire qualcosina (anche una semplice moneta) per seminare altri sogni, quelli dei “bambini e bambine o meglio piccoli ragazzini e ragazze, no meglio ancora: uomini e donne del domani” come dichiara nel discorso di apertura un “improvvisato” Edoardo Bennato. Del resto i sogni, si sa, possono essere contagiosi e la seconda stella a destra è ancora lì, alla portata di tutti quelli che hanno voglia di credere alle fate e luccica più di prima. I “pazzi genitori” iniziano perciò a sognare di potere, con il ricavato, unire alle emozioni donate a grandi e piccini, qualcosa di tangibile come ad esempio una Lavagna Interattiva Multimediale L.I.M. (manca davvero poco per concretizzare anche questo) per le prime classi delle scuole Marconi, che ne sono sprovviste. Così riparte il gioco, la magia, il volo perché ormai la voglia di sognare è stata trasmessa dal palco agli occhi degli spettatori e alle orecchie di chi ascolta e nessuno ha più voglia di atterrare. Ora se come all’inizio vi domanderò: “Cosa accomuna un medico, un architetto, un ingegnere, un’impiegata e un autotrasportatore?” sapete che la risposta più ovvia è “UN SOGNO” e se volete farne parte ed assistere alla magia, vi aspettiamo per volare …con la fantasia s’intende.

E citando sempre il suddetto Bennato “vi auguro nella vostra vita di liberare il desiderio e realizzare voi stessi: Buona strada! Buona Stella! Buon Desiderio!

 

E mi raccomando: “NON SMETTETE DI CREDERE ALLE FATE!” e buon divertimento.

Tributi dai nostri fans:

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